Scrivo questo articolo di getto. La domenica mattina porta sempre consiglio, forse è il relax mentale che si instaura durante il weekend…forse è solo un caso che deriva dalla visione della finale dell’ Eurovision song festival 2014 di Copenaghen.
Una manifestazione, a mio avviso, senza eguali, degna di un olimpiade. Oserei dire che la vera protagonista non era la competizione canora, ma la scenografia che ad ogni esibizione ti catapultava in un altro mondo e catalizzava l’attenzione.
La vincitrice la si conosce: è Thomas “Tom” Neuwirth, ma sul palco si trasforma in Conchita Wurst, austriaca, drag queen con il volto barbuto. La cantante, 25 anni, all’anagrafe Tom Neuwirth, ha battuto tutti secondo i pronostici, dopo aver monopolizzato l’attenzione per la sua eccentricità oltre che per il talento vocale.
Brava è brava, nessuno lo mette in dubbio, ma ho come la sensazione che come spesso accade siamo davanti ad una vittoria non totalmente di merito ma di estetica.
Trovo che troppo spesso si utilizzi l’esaltazione del diverso. Qui di diverso qualcosa c’è, non nascondiamoci dietro un dito, l’allure di Conchita è carica a pallettoni: è star in ogni suo dove. Ha quel vedo/non vedo, dico/non dico che cattura e incuriosisce. Vocalmente la canzone era perfetta, l’ha conclamata diva assoluta della manifestazione. Credo che, in modo meno brutale e diretto, posso dare ragione ad Emma Marrone (arrivata 21esima) che nell’intervista a Vanity Fair ha millantato l’idea di fare un agguato a Conchita, con rasoio in mano per tagliarle la barba, perché senza quella non avrebbe alcuna chance. Se a freddo chiedessi chi è Conchita Wurst potrei scommettere un anno di stipendio che la risposta sarebbe sempre e solo una: “Quella cantante con la barba!“. Nostalgici, la risposta “la cantante di Rise like a phoenix” tenetevela per le prossime favole.

Forse sono prevenuta, ma l’idea che il diverso vinca sempre e comunque mi ha un po’ stancata. Nei diversi m’infilo anche io, non lancio il sasso e nascondo la mano, ma queste etichette strappa consensi e creatori di seguaci sono solo armi a doppio taglio. Nel momento di estrema osannazione sono gratificanti, ti fanno sentire regine e magari sono anche utili per creare motivi di dialogo e di conoscenza, che essere diverso non è avere l’etichetta in scadenza. Poi accade il rovescio da cui non torni indietro, dove tutti sanno tutto di te e proprio perché non rispetti certi canoni estetici o di buon costume sei messo all’angolo, deriso o additato e, se sei tutto apparenza e niente carattere, ti costringono ad un ritiro forzato.
Conchita ha dimostrato solo tanto coraggio messo al posto giusto, durante una manifestazione di massima diffusione, ora deve essere brava a mantenerlo, solo così si capirà se l’operazione avrà un seguito socialmente utile.
Magari la frase da premiazione di concorso di bellezza l’avrei risparmiata: “Questa notte è dedicata a tutte le persone che credono in un futuro di pace e libertà”.
Si sa…il mondo è bello perché vario!