Dodici regole d’oro per comunicare con i dipendenti al tempo del Covid19

La crisi da Covid-19 non ha risparmiato nessuno. Un mare di aziende, organizzazioni, professionisti, artigiani, e chi più ne ha ne metta, si sono trovati nel bel mezzo di una crisi inaspettata a dover gestire le domande che arrivavano dall’interno, cioè da dipendenti e collaboratori, su cosa fare e perché, e dall’esterno, cioè dai clienti, che volevano continuare ad avere i prodotti/servizi. E poco importa se ci si è trovati nella decisione di dover chiudere o di dover tenere aperti: in entrambi i casi ci si è trovati a fare i conti con le aspettative e la ricerca di informazioni e spiegazioni che venivano dall’interno e dall’esterno.  

Da “comunicatrice senza fissa dimora”, come mi piace definirmi facendo leva su una libertà di pensiero non barattabile, cerco di darvi un elenco di 12 punti che, secondo me, bisognerebbe seguire in questo momento all’interno di una realtà lavorativa per generare una buona comunicazione e dose di empatia.

  1. Esprimete partecipazione e coinvolgimento: sparire non è educazione e non dimostra interesse in chi contribuisce a produrre anche per te;
  2. Non dite quello che non sapete, dite quando fornirete maggiori informazioni (e rispettate l’impegno!): creare false speranze diventa un boomerang che non smette di circolare e colpirti;
  3. Identificate al massimo tre concetti chiave: poche informazioni, ma buone;
  4. Non siate generici (cifre, date, percentuali): non si sta giocando, i numeri sono indice di approfondimento e consapevolezza sul tema;
  5. Siate credibili (portate prove a conferma);
  6. Siate chiari (non date niente per scontato): usate un linguaggio chiaro e diretto;
  7. Usate paragoni, aneddoti ed esempi concreti;
  8. Occorre fare in modo che ciascuno, all’interno dell’Azienda e indipendentemente dal ruolo svolto, sappia esattamente cosa dire (e cosa non dire) durante una crisi, perché una volta avviata la comunicazione interna, è scontato che l’oggetto della comunicazione trapelerà all’esterno;
  9. Tenere informati i dipendenti su quello che succede in azienda, tramite contatti periodici, per tenerli informati sull’andamento della situazione e socializzando anche le difficoltà che si stanno incontrando, ma spiegando sempre cosa si sta facendo e come si intende agire, in modo da non lasciare spazio alle illazioni e alle paure immotivate. Vanno bene tutti i mezzi, banalmente attraverso una lista di distribuzione di whatsapp (dichiarando che la si sta utilizzando e non obbligando tutti a vivere l’esperienza di un gruppo di whatsapp, che poi va gestito, moderato, seguito a dovere e in cui è facile cadere in errori di comunicazione);
  10. Coinvolgere i dipendenti: idee o suggerimenti, sono bene accetti. Questo è un momento in cui dobbiamo proprio operare tutti assieme
  11. Prepararsi a rispondere a tutte le domande anche quelle più difficili, che inevitabilmente arriveranno, e anche a gestire possibili situazioni di tensione;
  12. Non illudete nessuno: un’illusione data oggi, è un guaio quasi certo da gestire domani.

Se sapete comunicare con i vostri dipendenti, sarete in grado di comunicare anche con l’esterno.

2 risposte

  1. Dovresti spedire questo vademecum al mondo. Io in cassa integrazione dall’8 marzo. Non mi hanno comunicato fino a quando, non mi hanno comunicato che uno dei 3 titolari era in ospedale in fin di vita dopo essere stato malissimo a casa. Dopo 27 anni che lavoro per loro (3 titolari padre e 2 figli e un’altra segretaria che è la moglie di uno dei due) ho saputo che era deceduto da un cliente che conosceva il mio cellulare personale. Se chiamo rispondono a monosillabi. Sono indecorosi.

    1. Grazie per aver commentato, perché sono tantissimi i messaggi che mi sono arrivati dopo questo post e sono felice di aver smosso qualcosa. Ovviamente ho portato l’esempio di come ci si dovrebbe comportare, ma sappiamo che la verità che accade è altra. Cara Sara, sono con te, perché anche io, per sfumature diverse, ho vissuto le medesime sensazioni.

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