Come molti sanno, ho citato in giudizio Arena di Verona, Fondazione Arena di Verona e Vivo Concerti per condotta discriminatori verso me stessa durante il concerto di Coez in Arena di Verona a settembre 2019.
Con in mano un biglietto della 19° fila, costretta a vedere le schiene degli altri tutti in piedi, mi sono rivolta al legale dell’Associazione Luca Coscioni (che mi supporta gratuitamente) per denunciare il fatto e abbiamo deciso di far seguire una causa e rivolgerci ad un giudice per costringere Fondazione Arena di Verona e Vivo Concerti s.r.l. a cessare immediatamente la condotta discriminatoria e ad adottare soluzioni tecnico-organizzative all’interno dell’Arena di Verona affinché anche le persone con disabilità possano fruire degli spettacoli e dei concerti come tutti gli altri spettatori, il che attualmente non è possibile in quanto durante gli spettacoli di extra-lirica le persone si alzano in piedi e tolgono la visuale alle persone con disabilità che si trovano nelle ultime file, e comunque per vedersi restituito il prezzo del biglietto, se non riconosciuta una discriminazione e quindi un conseguente risarcimento. Purtroppo, martedì 19 maggio 2020, il Tribunale di Mantova mi nega ogni ragione su tutte le domande. [qui, la sentenza].

Il Giudice ha rigettato l’istanza e mi ha condannata a pagare le spese legali delle 2 controparti, che ammontavano a circa 5 mila euro.
In data 5 marzo, Vivo Concerti rinuncia alla riscossione, mentre Arena di Verona non comunica il ritiro, a meno che io scelga di fermarmi.

Da qui parte il mio progetto: ho deciso di andare in appello e continuare l’iter di giustizia, perché il problema di discriminazione non è solo il mio. Online ci sono pagine e pagine che dimostrano come gli spettacoli musicali, molto spesso, ignorino l’utenza disabile, relegandola ai margini, calpestandone i diritti.

Ho fatto partire una raccolta fondi per supportare questo pagamento e per istituire un Fondo economico che possa supportare legalmente altre persone che hanno subito o che subiranno il medesimo trattamento. E contestualmente la Presidente dell’Associazione “Genitori tosti”, ha fatto partire una raccolta firme per mettere a punto un protocollo, applicabile a tutte le situazioni, che eviti la discriminazione delle persone con disabilità come fruitori di uno spettacolo dal vivo, sia in che out door.

Se potete, condividete e aiutatemi a portare avanti il progetto: a novembre inizierà l’appello. Deve cambiare qualcosa, per tutti.

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