Adotta un blogger che adotta un altro blogger

adotta un blogger

Avevo scritto questo articolo tempo fa, ma voglio riproporlo qui a casa mia, perché non scade mai la moda di chi si sente troppo dietro ad uno schermo da pc, mentre è troppo poco nella realtà. Ah il termine ‘poco’, qui è sinonimo di pochezza. Sia chiaro.

Adotta anche tu un blogger. Anzi no, essere blogger non fa più figo, oggi siamo tutti social media manager. Certo, ognuno di noi che si sollazza postando cavolate in rete, merita un’etichetta e se dobbiamo spararla, tanto vale che la spariamo grossa.

Per chi non è ancora totalmente fagocitato dalla rete, questo limbo di foto, video, condivisioni e frasi strappalacrime, credo venga recepito come una nuova Divina Commedia, dove di divino è rimasto solo la pazienza di farne parte e la commedia ricopre la restante e si trasforma spesso in horror show.

I gironi del mondo IT non sono tanto diversi da quelli studiati a scuola sui libri del sommo. Ne conto almeno 5 ed è un viaggio ad imbuto, così come Virgilio parto e voi sarete i miei ospiti. TripAdvisor qui non serve.

C’è il limbo dove regnano impantanati tutti gli improvvisati della materia, quelli che sanno accendere il pc, si ricordano magicamente la password e attraverso i profili social, armeggiano come pupazzi impazziti facendo finta di reggere le sorti della rete. Improvvisandosi esperti che spaziano dalla fame del mondo, all’astronomia fino al gatto con l’ittero della vicina di casa.
Nel limbo i rapporti interpersonali viaggiano a suon di emoticon, like e follow4follow, dove più che un rapporto s’instaura un contratto a doppia mandata, dove chi sgarra viene marchiato a fuoco e bandito dai “salotti bene” 2.0.

Uscire dal limbo è possibile, basta svestire la lana da pecora, cambiare direzione rispetto al gregge e soprattutto avere un’esperienza seria alle spalle e qualcosa da raccontare che vada oltre alla pasta scotta mangiata per pranzo.

I lussuriosi vengono subito dopo. Qui trovate tutti quelli che, magari usciti dal limbo, si sono evoluti male. Sono caduti dalla padella alla brace. Sono letteralmente malati di gadget, arrivano al punto di vendere il loro sapere in cambio di merce, ammesso che quello che stanno cercando di vendere non sia invece solo fumo. La forma del baratto, in questo caso, è una forma di commercio pessima peggio di un salto nel vuoto. Orde di Aziende abboccano, affidandosi a questi personaggi che più che professionisti sono parassiti patentati, perché nessuno lo capisce all’inizio, ma sfruttano l’immagine del cliente a loro comodo. Quando tutto emerge, troppo tardi e l’epica fail aziendale è già stazionato in casa. Che poi diciamoci la verità, farsi regalare i prodotti è pure bello, ma avere uno straccio di idea di come promuoverli senza sembrare la televendita dei materassi è pure meglio. La pubblicità si sa che ha cambiato canale, ma non vuol dire che è un vestito che sta bene a tutti, anche qui professionalità non è una parola buttata a caso.

Alla terza tappa ecco che, di diritto, spuntano i golosi. No, il cibo qui non c’entra niente, nessun calo glicemico e nessuna maniglia dell’amore da nascondere. Loro si cibano del lavoro altrui. Sono affamati di apprendere ogni singola cosa, dettaglio o sfumatura, sono i parassiti bipedi. Ti scrutano da lontano, osservano tutto quello che produci, scrivi o posti e subito dopo ripercorrono la tua stessa strada: ricontattano le tue fonti, i tuoi committenti, i tuoi amici fino alla settima generazione.   Sono colpiti da un’insaziabile richiesta di qualsiasi cosa si possa avere, ad ogni costo, anche la nostra testa su un piatto d’argento, basta che ottengano tutto quello che si sono prefissati.

Penultimo posto per i ladri 2.0, i promotori delle rapine digitali. Qui si trovano tutti coloro che grazie a conoscenze approfondite o di amici che sanno masticare la tastiera, riescono a scoprire i segreti più nascosti di tutta la rete. Possono anche essere definiti maghi-tech. Rientrano tutti coloro che dietro ad un pc si trasformano in qualcosa d’altro o, sicuramente, non rispecchiano quello che sono nella realtà. Qui c’è spazio per i compratori di follower, gli stregoni del click compulsivo, quelli che fanno impennare anche la borsa di Tokyo, stando comodamente seduti sul divano di casa. A loro non dobbiamo insegnare nulla, forse dobbiamo solo imparare ad essere l’esatto contrario solo, ad assaporare il sudore di un lavoro, perché tutti sappiamo che il ‘vincere facile’ alla fine non paga mai (anzi si fa pagare e molto salato). Smascherarli potrebbe essere un’occupazione perfetta per far diminuire la disoccupazione in Italia.

Infine, il girone più popoloso: I traditori. Un vero deserto di valori, pieno di anime perse, disperate e pronte ad accoltellarsi alle spalle tutti i giorni. Qui non manca davvero nessuno: la fiera della scontentezza, i lanciatori di coltelli nella schiena, i rivali di ogni forgia, quelli che odiano l’altro.

La gelosia, i sotterfugi, la diffamazione e il sabotaggio sono all’ordine del giorno. Giocare in difesa, qui è di vitale importanza. Mai mettere la discussione sul piano personale, ricordandosi sempre che un gigante in rete è una persona piccola nella vita reale.

Cari lettori, nessuna recriminazione, qui non si fanno né nomi né url, qui si fa ricerca sociale come alle casse del supermercato, dove ogni esempio passa sul nastro prima di essere prezzato. Non si torna indietro, ma si può deviare il grado di becera stoltezza che regna sempre di più nel mondo glitterato del web. Ricordiamoci che il sommo, è si passato dall’inferno, ma poi è arrivato a toccare le stelle del paradiso.

#pace e adotta un blogger.

adotta un bloggerfoto: Pinterest

 

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