L’estate 2014 stava passando in sordina, senza un tormentone che la facesse ricordare per qualcosa d’altro rispetto al meteo, praticamente sempre autunnale. Poi l’America ce l’ha servito su un piatto d’argento (è sempre l’America che ci fa aprire gli occhi): è iniziato il tam tam dell’ Ice bucket Challenge, secchiate d’acqua gelata per sensibilizzare la ricerca contro la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), questa malattia degenerativa che si sta cercando di combattere soprattutto grazie alla ricerca.
L’opinione pubblica non è rimasta a guardare, c’è chi ha partecipato e facendo una donazione, c’è chi ha partecipato per farsi vedere in versione umida, c’è chi ha sputato veleno e dice di aver donato e infine c’è chi ha sputato veleno perché nella vita è in grado di fare solo questo.
Io faccio parte della 1° fetta di persone e ho voluto metterci la faccia perché credo che una qualsiasi forma di sensibilizzazione, anche attraverso un gioco, possa giovare a trovare soluzioni. Sono per “Nel bene o nel male, purché se ne parli, perché è questo di cui sia ha bisogno in una società globalizzata come la nostra: far conoscere il problema, trovare nuove forme di comunicazione che riescano a far diventare il fenomeno virale.
E’ stata giusta la mia presenza, non ho nessuna malattia degenerativa, ma so cosa vuol dire privazione e so quanto sia importante e spesso difficoltoso dipendere dagli altri. Non ci credo che i malati di Sla siano totalmente contrari a questi gavettoni, perché si è aperto una finestra sul problema. Ovviamente non bastano questi video a risolvere, ma a sensibilizzare all’informazione possono davvero aiutare, anche perché queste malattie non hanno prescelti e non conoscono confini. Non mi soffermo sulle polemiche che ci sono state, non sono qui per schierarmi e salire sul carro dei vincitori, qui non ha vinto proprio nessuno, ma tante piccole donazioni posso davvero aiutare.
Mi avete scritto in tanti dicendomi che ho avuto coraggio, poi ho riflettuto sulla parola che avete usato: CORAGGIO. Non ho avuto coraggio, sono solo stata sfrontata nel mettermi a nudo con la mia faccia e il mio corpo pieno di difetti, ma sempre felice di poter contribuire al bene altrui. Il coraggio lo lascio a chi affronta la malattia armato in prima linea, a chi ha la fiducia di dipendere dall’intelligenza altrui, a chi lascia le polemiche in fondo alla pancia e fa di tutto per trasmettere questo messaggio: DONARE!
Facciamo in modo che questi non siano puramente gavettoni estivi e continuiamo a saperne di più e ad inviare anche piccole donazioni: il 21 settembre è la giornata nazionale Sla, perché non far diventare un intero mese il momento di sensibilizzazione di questa malattia?
E’ vero l’America ha raccolto molti più fondi di Noi italiani, ma contando che il continente è immensamente più esteso e popolato, e poche facce da culo hanno remato contro come da noi, possiamo ancora arrivare ad un risultato degno di nota. Basta polemizzare sui vip che donano quanto o cosa, ognuno pensi al proprio ‘orto’ e alla propria coscienza, sicuramente i malati di Sla ringrazieranno.
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