Dopo il family day e la giornata arcobaleno, l’Italia non può ancora star tranquilla. Ecco che spuntano i giochi ‘difettati’: Playmobil, Barbie e Lego promuovono l’handicap nei miti dei bambini.
Da poche ore è finita la farsa del Family day dove è andato in scena il triste show dell’esaltazione del modello di famiglia classificato come perfetto: un padre, una madre, esercito di figli dannatamente creati ad immagine e somiglianza di un manuale da spot del Mulino Bianco. Un weekend di abusi sull’utilizzo della parola (e sinonimi) perfezione.
Cos’è davvero perfetto per Voi? Per non stare tranquilli, ci hanno pensato Barbie, Playmobil e Lego a gettare sale sulla ferita dell’osannazione di rivendicazione di conservare la perfezione persino dei miti nei giocattoli. Mattel ha, infatti, messo online l’intento di commercializzare varianti di Barbie &co con un look completamente rinnovato. Se non sono i capelli blu a indispettire genitori urlanti al sacrilegio ed invocare il Telefono azzurro, proprio non va giù che la bella bambolina bionda, nella nuova veste, possa rappresentare davvero noi donne, come fisicità e imperfezione fisica. Un messaggio, quello della Mattel, che sembra dirci: «Bambine, adesso potete diventare quello che volete». Le nuove Barbie Fashionistas usciranno durante tutto l’arco dell’anno, alcune sono già disponibili online: 4 body shape diverse, 7 tonalità di pelle, 22 colori degli occhi, 24 acconciature e innumerevoli outfit e accessori. Se Mattel si è concentrata sull’apertura di nuovi canoni estetici, Playmobil e Lego sono andati ben oltre e le polemiche fioccano come coriandoli a Venezia. Tra i loro omini della vita quotidiana, hanno inserito soggetti disabili: chi in carrozzina, chi con cani-guida.
Gli esperti (chi?) gridano alla trovata di marketing. Può essere, ma magari sono operazioni che servono a qualcosa. Qualche giorno fa, una mia amica, mentre le parlavo del mio progetto Boudoir Disability (ve ne scriverò a lungo e bene qui tra qualche giorno, per ora potete seguire gli step sui miei social) mi ha detto che “se anche solo una persona cambierà modo di approciarsi alla disabilità, tutto il tuo lavoro non sarà stato gettato al vento”. Ecco quindi che, prima Playmobil, poi Barbie e oggi Lego, hanno colto l’invito da chi sostiene la campagna social che ha come obiettivo quello di spazzare via i pregiudizi attraverso il gioco, ribadendo che siamo tutti uguali proprio nella nostra unicità: #ToyLikeMe.
Questo è uno degli esempi che mi fa svegliare ogni giorno con la voglia di farvi conoscere sempre il rovescio della medaglia.
E’ vero che i giocattoli ‘diversi’ servono più ai genitori che ai bambini, ma sono un ottimo modo per educare i tuoi figli oggi, uomini di domani.
“Caro genitore, se sei il 1° tu a non capire e a voltarti dall’altra parte, forse in futuro quando invecchierai e non sarai più prestante come adesso, quegli sguardi addosso ti faranno rimpiangere questi bei progetti di anti-discriminazione.”
Ogni giorno combatto (e non esagero) perchè si affronti il tema della disabilità in modo corretto ed efficace per una comprensione da parte dei bambini che spesso domandano, ma non trovano risposte dai genitori. Un gioco ‘diverso’ non può e non deve sostituirsi al lavoro di educare, al dialogo in famiglia, alle risposte giuste a domande ingenue e meno maliziose di bambini. E quei genitori che preferiscono girarsi dall’altra parte perché più semplice, non stanno facendo affatto il loro lavoro. E’ ovvio che vedere un giocattolo disabile comporta un lavoro educativo importante, lasciando fuori il pietismo e la compassione. Cari genitori, tocca a voi. Non esiste lato migliore dove schierarsi, non siamo in guerra, ma non spegnete la luce.
Ben vengano questi progetti e anche se le vendite saranno poche, sarà un modo per aprire uno spiraglio di dialogo su un argomento che, se continuiamo a comportarci così, rimarrà un tabù ancora per tanto. Anche questo è family day e uguaglianza di diritto arcobaleno e non.
3 risposte
L’iniziativa di Playmobil e Lego la trovo ottima, c’è bisogno di far conoscere ai più piccoli la disabilità, e se questi giochi susciteranno domande da parte dei bimbi, che ben vengano. Io, lungi dal considerarmi una esperta, avevo avanzato dei dubbi solo sulle nuove Barbie, per me le cose sono diverse – che i canoni estetici di una Barbie siano lontanissimi dalla realtà è assodato – purtroppo, come ho detto, è la società che tra chirurgia plastica e abuso di Photoshop cerca di inculcarci il mito della perfezione. Sul fatto che ci sia bisogno di parlare di disabilità, mi trovi d’accordissimo. Ricordo che da piccola persino il cartone di Heidi ci diede spunti per parlarne…sembra stupido ma è vero. Un bacio Vale
Fashion and Cookies – fashion blog
Un blog VERAMENTE carino e molto interessante! Complimenti 🙂
Grazie Francesca!