72 ore in giro per la città che non dorme mai raccontando la sua accessibilità
Penso a Bologna e canto Cremonini. Per raccontare l’accessibilità di una città, bisogna viverla, sporcarsi le ruote tra le vie e guardarla con il naso all’insù. Se vi state chiedendo se Bologna è accessibile per chi è in carrozzina, la risposta è “sì, basta avere le idee chiare”. Succede in molte città italiane di scoprire un’accessibilità che solitamente non va d’accordo con i luoghi molto storici, ma Bologna non delude: sia dal punto di vista urbano, sia museale, ma è sempre bene costruirsi un itinerario per non avere sorprese. Sono stata a Bologna proprio per occuparmi di accessibilità e potervela raccontare attraverso le mie rotelle. Per assaporare un minimo la città, servono almeno 48 ore di visita, soprattutto se nel percorso si includono anche i musei. Il riferimento per avere le giuste informazioni è il punto informativo di Bologna welcome sotto al portico del Palazzo del Podestà, accessibile senza scalini.
1° GIORNO- PASSEGGIATA URBANA E VISITA AL MAMBO
Bologna dista 90 km da Mantova e l’ideale è raggiungerla in auto. Anche se il problema del parcheggio permane, basta chiedere preventivamente il passaggio in ztl garantito alle persone con disabilità. Soggiornando all’Hotel I Portici, ho parcheggiato la macchina appena arrivata e poi mi sono mossa sempre a piedi (il centro dista circa 700 mt). L’accessibilità dell’hotel è garantita da un’entrata con porte a fotocellula, grandi spazi e camera accessibile sia come larghezza, sia nel bagno (unico problema lo specchio troppo alto) con una super doccia filo pavimento.
La posizione dell’Hotel è perfetta per iniziare la passeggiata urbana (non sottovalutate la bottega interna per consumare un pranzo veloce tutto emiliano a colpi di tortellini): sotto ai portici di Via Indipendenza (non presentano alcun ostacolo e la pavimentazione è super liscia) fino a sbucare quasi in piazza del Nettuno. Perché il Dio del mare proprio a Bologna? E’ stata voluta come simbolo del potere papale: come Nettuno domina le acque, così il Papa domina il mondo. Non la definirei una piccola Venezia, ma anche sotto Bologna scorrono diversi canali tra cui il Canale delle Moline. In un angolo di via Piella, c’è la famosa finestrella anche se purtroppo non accessibile per l’altezza, ma merita di essere vista.
Il centro storico è molto comodo come concentrazione di cose da vedere senza bisogno di prendere mezzi pubblici: piazza Maggiore con sul crescione (basamento rialzato) reso accessibile da qualche anno, la Basilica di San Petronio con la sua rampa d’accesso a dx, Via Massimo d’Azeglio anche detta di Lucio Dalla, in questo momento decorata con installazioni luminose dedicate a Raffaella Carrà e poi i passeggiare sotto i portici per respirare tutta la “bolognesità”, finendo in bellezza con una cena tipica al Caminetto d’Oro.
I PORTICI DI BOLOGNA PATRIMONIO UNESCO
Gli infiniti portici (62 km), attorno al centro storico e si spingono su fino in collina a San Luca, ognuno con la sua caratteristica o decorazione: sono spazi coperti di proprietà privata ad uso pubblico, simbolo della socialità bolognese. Nella lista Unesco, che li ha decretati Patrimonio mondiale non sono presenti tutti, ma rientrano solo quelli di piazza Santo Stefano, i portici di via Zamboni, quelli di Strada Maggiore, l’edificio porticato del MamBo, i portici di Piazza Cavour e via Farini. E poi ancora il portico di San Luca, i portici di Pavaglione e piazza Maggiore, la strada porticata di Santa Caterina, l’edificio porticato del quartiere Barca, il portico della Certosa, i portici del Baraccano e la strada porticata di Galliera. Vista la loro importanza turistica meriterebbero una guida dedicata che raccontasse e spiegasse l’accessibilità dell’intero percorso.
LA VISITA AL MAMBO
“Ti porto al Mambo”, lì per lì pensavo a qualcosa di musicale, invece mi sono trovata davanti al Museo di Arte moderna ricavato da quello che un tempo era il forno del pane di Bologna. Oltre ad ospitare una permanente, è la sede di importanti mostre dedicate ad artisti italiani e stranieri. Il complesso è enorme con sale “spoglie” di arredi che ti fanno vivere lo spazio in libertà. Una visione museale d’oltre Oceano, con panche davanti alle opere più evocative per fondersi in un dialogo silenzioso. Il Mambo non presenta barriere, ma è bene farsi aiutare per l’entrata: la porta va tirata e non è leggera nel movimento e il desk non ha un’altezza da carrozzina. In occasione del 40° anniversario della Settimana internazionale della performance, l’esposizione è un buon esempio in campo di cultura accessibile: in verticale per poster e a 30° per libri, cartoline, etc.
2° GIORNO- DAI PALAZZI DEL POTERE FINO A LUCIO DALLA
Il meteo non è stato clemente e i portici sono stati una grande salvezza. Sempre a piedi ho raggiunto Palazzo Re d’Enzo, il cuore delle attività economiche e sociali della città. L’entrata accessibile è proprio nella piazza omonima, ma c’è bisogno di avvertire il personale. Grazie all’ascensore e al breve passaggio sul monta scale, si può accedere alla Sala del Trecento (ora Sala degli Atti): enorme salone di rappresentanza ancora oggi utilizzato per eventi istituzionali. Di Palazzo Re Enzo si può visitare anche il porticato che permette una visuale privilegiata proprio su piazza del Nettuno, guardando la grande statua dall’alto. Il pomeriggio è poi continuato con la visita al Museo archeologico alla sezione egizia tra mummie e sarcofagi. L’esposizione enorme è caratterizzata da teche trasparenti che permette una buona visione dei contenuti, più complicato è la lettura delle didascalie per grandezza dei font e per posizione troppo alta. Il Museo in questo periodo, ospita anche la mostra su Lucio Dalla, che avevo già visitato con l’Associazione Pepitosa in carrozza che si può leggere qui.
TIPS PER UNA BOLOGNA ACCESSIBILE
Ogni volta che visito una città mi piace lasciare alcune tips migliorative e anche Bologna merita di averle:
1. maggiore segnaletica verticale che racconti gli accessi;
2. puntare ad una maggiore autonomia di visita museale, per non far perdere troppo tempo ad attendere il personale;
3. avere una sezione dedicata all’accessibilità sui siti turistici istituzionali.