Day 2 # Festivaletteratura- Legalità ai confini del mondo

10660418_10203804321162235_944331371_nOrmai Piazza Castello è la mia 2° casa per questi giorni di Festivaletteratura. Ieri pomeriggio, con un meteo incerto, è stata scenografia perfetta per accogliere e riscaldare Don Luigi Ciotti, che insieme a Carlos “Charly” Olivero e Silvina Premat (giornalista del quotidiano argentino ‘La Nacion’) hanno reso unico l’evento “Nelle periferie di Bergoglio. Incontrare la speranza tra i poveri di Buenos Aires”. Un incontro carico di pathos, dove due parroci di strada che operano agli antipodi del mondo, hanno saputo snocciolare un unico pensiero di religione al servizio del bisogno reale del prossimo.
10637575_10203806825584844_325385915_nPadre Charly, molto emozionato, ha permesso al pubblico di vivere, attraverso racconti quasi dipinti, la sua storia di vita quotidiana. Giovane seminarista a Buenos Aires, con il benestare dell’attuale Papa Bergoglio (prima Vescovo di Buenos Aires), ha deciso di scendere in strada fino alla periferia della metropoli argentina, Villas miseria, le baraccopoli, per cercare di cambiare la vita a tutti quei giovani di strada che hanno a che fare quotidianamente con armi, droga e prostituzione. Padre Charly fa parte di una grande famiglia di sacerdoti che hanno scelto di farsi poveri tra i poveri, che non ricevono nessun aiuto statale e soprattutto vivono una vita sempre in pericolo di essere oggetto di persecuzioni da parte della malavita e narcotrafficanti. Il fenomeno di questi parroci hanno riscosso l’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa nazionale e internazionale, e ovviamente la dura condanna di Papa Francesco. E’ così che la giornalista Premat ha potuto portare a conoscenza del fenomeno nel libro-inchiesta “Preti dalla fine del mondo”, facendo volare l’argomento da un capo all’altro del mondo.
Insomma, è ovvio che ci troviamo davanti alla religione  non convenzionale, non a quella di facciata sbandierata e senza rinunce in favore degli altri. Qui si parla di religione che si sporca le mani ed è così che Don Luigi Ciotti, presidente di Libera (associazione che lotta per la confisca delle terre della mafia per riconvertirle in progetti di utilità sociale), fondatore da quasi 50anni del Gruppo Abele, ed autore della prefazione  del libro, porta la sua testimonianza per il territorio italiano. Don Luigi non manca di parlare in modo emozionante del Papa, definendolo un uomo che considera le periferie come centro del suo credo, della voglia di una Chiesa che non “manda baci alla Madonna e ai Santi. Di una Chiesa che vede il volto di Dio nei volti di chi soffre”. Non ha mancato di nominare alcuni ‘colleghi’ che sono morti sul campo per combattere lo stesso cancro: la mafia. Quasi commuovendosi, ricorda Peppino Gallo e Pino Puglisi rispedendo al mittente la rabbia, ma rivendicando una sete di giustizia che ha sapore di futuro: rendere effettiva la legge n. 109 del ’96, sogno originario di Pio La Torre, che tolga i beni ai mafiosi e ai corrotti per renderli beni comuni per uso sociale.  Se questo accadesse realmente, nel giro di pochi mesi 55 mila beni confiscati sarebbero riconvertiti generando nuova linfa d’indipendenza personale e lavorativa per chi vive ai margini. “Non si dia per carità ciò che è dovuto per giustizia; impariamo a valorizzare le cose positive, che ci sono certamente, e non dimentichiamo mai che ‘non ci deve essere un IO, ma un NOI”. Don Ciotti non ha fatto mistero delle minacce, balzate alla cronaca di questi giorni, che gli ha fatto recapitare il boss Totò Riina, ma anche in questo finale ha saputo lasciare al pubblico una grande lezione: “Ho telefonato a Dio per chiedergli di scuotere gli animi di chi ha commesso delitti e per loro prego. Ma la minaccia che più mi fa soffrire la porta chi non fa ciò che deve fare”.

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Da questo incontro si esce distrutti, ma forse consapevoli di avere in mano un potere distribuito, per cercare di risolvere questa ‘puzza’ che è la mafia, perchè “La speranza o e’ di tutti o non puo’ essere”.

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