“Tutto è perduto tranne la parola”.
Roberto Saviano è tornato a calpestare suolo mantovano nell’evento di apertura di Festivaletteratura 2013. Un evento inaspettato, vissuto e sperato, minuti ricchi di cultura, non tanto del sapere, ma dell’essere. Si perché Roberto E’!
Carico del suo fardello da recluso in libertà, vive una vita pubblicamente ai margini, ma di fatto è ovunque e sulla bocca di tutti.
Ha rapito un pubblico vastissimo in un pomeriggio cocente, ci ha lasciati a bocca aperta partendo da un concetto-frase al limite della banalità: “Tutto è perduto tranne la parola”. Ti fermi a riflettere e non puoi non dare ragione a queste parole. Nella società in cui viviamo, dove la rete è diventata l’unico scambio di rapporti interpersonali, la parola (orale o scritta) è la vera ed unica protagonista. Meglio ancora…la parola, quindi i racconti, sono l’unico mezzo certo che ci rimane quando tutto è perduto: è l’unico capace, con un vero e proprio miracolo, di sfidare e vincere contro chi vorrebbe l’omologazione di tutti gli uomini per poterli controllare. Saviano sposta il fulcro del suo intervento tutto sul Potere, che tollera che si parli di sé ma non che chi scrive venga letto: è allora che il lettore, con passione, si prende tempo per riflettere e, quando quello che legge tocca la sua coscienza, agisce (in primo luogo diffondendo quanto sa).
Saviano, diventa così, soldato di questo movimento di diffusione, attraverso i suoi romanzi ed interventi socialmente ricchi. L’omologazione non deve esistere: ognuno di Noi, è diverso e particolare per le proprie caratteristiche. Questa consapevolezza trova terreno fertile nella letteratura.
«la letteratura ti fa sentire dentro a quello che racconta meglio della cronaca, che si limita a informarti: ti fa capire il valore di qualcosa senza doverlo perdere, ti fa vivere vite diverse dalla tua»
Leggere ti obbliga a prendere posizione su quanto si è letto. E questo è esercizio del pensiero e quindi della propria libertà, è ribadire la propria fiducia nella dignità dell’uomo.
Saviano cita grandi della letteratura meno commerciale, Liu Xaobo o Anna Politkovskaja o Blaga Dimitrova e di quest’ultima coglie in un verso la conclusione di questo dignitoso incontro intellettuale:
“calpestata, l’erba diventa sentiero”
Roberto si conferma prima di tutto uomo di grande intelligenza e disponibilità, il palco lo vive come megafono, non come specchio. Non puoi non essere rapita dal la sua mitragliatrice di parole e concetti che si incastrano perfettamente nel filo logico e nelle immagini che riesce a dipingere con la sua lontana cadenza campana. Con lo sguardo segue e sente più che con le orecchie.
Anche questa volta sono riuscita a creare un attimo di panico: Roberto Saviano circondato dalla scorta, che ormai definisce Fratelli, è sceso dal palco per queste foto di rito…apparentemente….ma queste foto racchiudono tutta la conferma della sua NON omologazione alla massa di scrittori che spesso sono troppo divi e poco veicoli di pensieri.