Non cammino nella vita.
Non cammino sulla terra.
Ma, grazie a Christo, ho camminato sull’acqua.
#thefloatingpiers
Ho pregato di farcela. Ce l’ho fatta e ora ve la racconto. Capita che in Italia accada qualcosa di culturalmente appetibile. Capita che dista solo un’ora di macchina da dove mi trovo. Giovedì sono corsa sull’opera d’arte galleggiante di Christo. Un’istallazione artistica che arreda un tratto del lago di Iseo, unendo in modo davvero spettacolare le due sponde tra Sulzano e Mont’Isola. La massa non scalpitava così dai tempi di expo 2015. Non sono voluta mancare nemmeno questa volta. Prezzemolina dentro e fuori.
Premetto che a livello logistico non sono stata un genio, visto che ho scelto di partire in un giorno torrido subito dopo pranzo. Voglio raccontarvi l’esperienza proprio come l’ho vissuta, a bordo della mia carrozzina. Spesso, sono peggio di Donna Avventura, parto all’arrembaggio perché non voglio mai rinunciare e mi dimentico troppo in fretta che devo pensare ad ogni movimento 50 volte prima di agire. Chi vuole visitare “The Floating piers” e non è autonomo come me si deve armare di una pazienza che più divina dev’essere proprio contagiosa per non dar di matto. Sommate al caldo ad una lieve disorganizzazione a livello di trasporti e mi darete ragione. Non si possono prenotare parcheggi, navette, niente di niente, bisogna tentare la sorte. Sono arrivata al parcheggio di Pilzone (totalmente riservato ai disabili), che dista 3 km dall’opera. Non era, non è e non sarà possibile proseguire oltre con l’auto. Tutte le navette erano talmente piene di gente, che mi sembrava di assistere alla scena di quando Fantozzi voleva salire sul tram per andare al lavoro. E sinceramente in quel momento in cui sono arrivata io, nessuna era accessibile per le carrozzine, ma mi hanno assicurato che esistono, non sono miraggi. Mi sono fatta a piedi (col mio triride) questo tragitto percorrendo la provinciale che non ha marciapiedi. Mi sono sentita una del tour d’Italia, con la differenza che sfrecciavano pullman e residenti. Arrivata finalmente al ponte con una temperatura corporea di un soufflé, mi hanno indicato la corsia preferenziale riservata per evitare code di accesso. Non m’interessa se non è arte, se vi fa schifo, se Sgarbi è Dio, ma questo Christo, ha vinto, almeno con me. E’ emozione allo stato puro. Ok, sono stata anche a Sharm el-Sheikh e di pontili così ce ne sono mille per raggiungere la barriera corallina, ma qui sul lago di Iseo, è diverso il contesto, mozzafiato la scenografia dei paesini che si affacciano sulle sponde. Camminare sull’opera di Christo deve piacere come esperienza senza farsi troppe domande. Si galleggia, si traballa, si prende la scossa (per chi è in carrozzina, il ponte si trasforma in un conduttore elettrostatico) e forse pure le verruche, ma è lo stesso. Si fa.
Molti percorrono il tragitto a piedi scalzi per avere ancora più contatto fisico col moto ondulatorio, ma anche io che non calpesto, non ho perso tutte queste emozioni.
E’ qualcosa di fattibile a molti, il problema più grande sono le condizioni climatiche. La massa di gente procede spedita come tante formichine, anche quelle mixate tra un giapponese e un social umano che si fermano a fotografare centimetro per centimetro, casetta per casetta, papera per papera (pure le cacche dei cigni).
Non perdete l’occasione di andarci, uscite dal guscio di quelli che qualunque evento è Out solo perché piace alla massa. Prendetela sereni, un po’ come Gardaland.
Consigli
Abbigliamento comodo (non state facendo streetstyle), niente make-up, cappello ad ombrellone, protezione solare, una cisterna d’acqua da bere e Supradyn al posto delle mentine.
Coraggio, avete tempo fino al 3 luglio per seguire noi pecore, promettiamo di non fare la spia!