Ho scelto di non essere madre

Non sarò mai madre, così ho scelto, senza chiedere il permesso a nessuno, ma solo scegliendo di darmi un’alternativa al dovuto. In un senso o nell’altro, dipeso da chi giudica e mai dal giudicato.

Ieri ho conosciuto la bambina della mia amica. Marina è mamma di Gaia. Mi ha detto “ciao” mentre l’allattava e in quel frangente così intimo e ovattato di legame indissolubile che va oltre la maternità, mi sono resa conto che sarò sempre e solo spettatrice di un’immagine così.
Questione di scelte per dribblare chi ha scelto per me: non mi manca il senso materno, mi manca il voler raggiungere un traguardo che si trasformerebbe nel contrario e coinvolgerebbe altre persone senza aver potuto decidere.

Mi sento dire: “Come fai a non voler figli?”.
Nessuno dovrebbe fare domande dal peso intellettuale di un rutto. Le volontà di essere o non essere qualcosa non dipende solo da una scelta, o da una rinuncia, ma spesso da un ragionamento futuristico per evitare di creare un danno.
Non sarò mai madre, non mi pongo nemmeno la domanda del come sarebbe, non innesto questo tarlo che sfocerebbe sicuro nel rimpianto. Non posso, non voglio, non succederà. Diventare madri non deve accadere per forza, non sta scritto da nessuna parte che permette di conquistare un bonus in questa vita, è per sempre e anche oltre.

“È da irresponsabili dire di non voler diventare madre”, mi sono sentita dire. Trovo che sia peggio volerlo diventare ad ogni costo pur sapendo di essere malati. Sì, ho una malattia genetica, ho il coraggio di dirlo e diventare madre significherebbe dare lo stesso futuro al bambino con una percentuale altissima. E il problema non sarebbe un bambino malato, ma la consapevolezza di aver deciso di farlo nascere con un limite da colmare in un mondo che pare non sarà mai pronto a guardare in faccia le cose. Non sarebbe forse una forma di egoismo mettere la mia voglia di conquista di uno status sociale rispetto al benessere di un altro essere umano? Scelgo di non esserlo, rinuncio a creare qualcosa di mio senza rinunciare a volere bene ad un bambino non partorito da me. È così impensabile provare a dare lo stesso amore anche se non è lo stesso sangue a fare il legame? Non diamo per scontato che ogni persona con un handicap debba fare e faccia la mia stessa scelta, e non va giudicata, non con quella leggerezza del giudizio monosillabico, è troppo personale, bisogna solo prenderne atto. E la gente dovrebbe capire, non è un referendum, si chiama libertà di scelta. Non ci penso, ma oggi ho pubblicato sul mio feed instagram una foto che rappresenta tutto questo e dai commenti ho capito che c’è un gran bisogno di parlare dell’argomento età/maternità/scelta. Lo faccio perché non diventi un tabù.

Le donne non sono tutte uguali, non tutte nascono con la predisposizione fisica e mentale per essere madri: ci sono quelle che lo sono e ne sono felici, altre che lo sono ma non se lo meritano, altre ancora che non lo saranno mai, ma sono zie perfette per viziare nipoti anche senza rivendicare un legame di sangue, ma è un cordone ombelicale che durerà sempre, perché sanno che tra le nostre braccia ci sarà sempre un posto per loro, come figli, nipoti ed eterni bambini.

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4 risposte

  1. Ciao Vale, ne parlavo proprio ieri sera con il mio ragazzo.
    Io ho scelto di non avere figli per motivi diversi e ritengo che la libertà sia alla base della vita.
    Gli spiegavo che, se avessi invece deciso di averne, avrei fatto tutti i test genetici e in caso di rischio di trasmissione di malattie non me la sarei sentita di avere figli.
    Lascia che la gente parli, che non capisca, che si erga a “ho la verità assoluta in mano”, e fai spallucce.
    Sii felice per ogni tua scelta, soprattutto fatta con altruismo… come questa.
    Ti abbraccio

  2. Ciao Vale, ti ho scoperta per caso …non riesco a smettere di leggerti..
    sono in un fase di svolta della mia vita e mi stai aiutando a superare dubbi, paure, ansie..
    Grazie!

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