Il diritto di divertirsi in carrozzina stona

Il mondo della cultura e degli eventi ad essa legata, in questi mesi di pandemia globale sta subendo un arresto senza precedenti. A Fase 2 iniziata, la ripartenza prenderà in considerazione una nuova forma di fare e promuovere cultura. Anche i grandi concerti musicali dovranno essere pensati in un modo differente: chissà se questa nuova progettazione prenderà in considerazione una delle grandissime lacune organizzative che troppo spesso escludono le persone con disabilità?
Pre-pandemia nei concerti musicali, quasi sempre, le persone con disabilità motoria, venivano relegate per “questioni di sicurezza” a postazioni con visuali non idonee a godersi lo spettacolo. Succede da sempre e da sempre non cambia modalità di accessibilità, anzi peggiora.

Oggi si scrive un pezzetto di storia delle battaglie di uguaglianza e del rispetto dei diritti. In tribunale a Mantova si terrà la 1° udienza del processo per condotta discriminatoria di Arena srl, Fondazione Arena e Vivo Concerti nei miei confronti.
Ho deciso di non fermarmi e aprire una battaglia sociale che può essere punto di partenza per migliorare la situazione di tutti gli utenti con con disabilità che conducono una vita normale: dopo l’ennesima “mancanza di rispetto” ho deciso di citare in giudizio Arena srl, Fondazione Arena e Vivo Concerti per condotta discriminatoria per quanto successo durante il concerto di Coez, il 29 settembre 2019, in Arena di Verona.
Seduta sulla mia carrozzina, ho seguito il concerto di Coez (pagando un normale biglietto) dalla platea dell’Arena di Verona in 26° fila, senza di fatto poter vedere nulla poiché il pubblico ha passato l’intera serata in piedi. I posti designati per le persone con disabilità sono in un punto che non garantiscono una visuale a chi è costretto a rimanere seduto. 

Dopo una serie di rinvii dovuti alla pandemia, finalmente Martedì 19 maggio con una parvenza di normalità, si terrà la 1° udienza di questo processo e porterò in tribunale a Mantova questi 3 colossi degli eventi musicali citandoli in giudizio per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità. Ho deciso di farlo perché non si può più far finta di niente e continuare a subire un trattamento così lesivo per i nostri diritti è una mancanza di rispetto enorme come essere umano: continuiamo a pagare i biglietti per assistere a spettacoli o concerti che in verità, il più delle volte, riusciamo solo ad “ascoltare”. Il mio non è un episodio isolato, è praticamente la prassi perché non esiste un piano di gestione di queste idonee postazioni che mettano in campo la sicurezza e il buon senso.

Grazie all’immenso aiuto e supporto che mi sta dando in sede legale l’Associazione Luca Coscioni, attraverso l’avvocato Alessandro Gerardi, spero di riuscire a scrivere un nuova pagina di giustizia per il mondo delle persone con disabilità, ma soprattutto spero di poter contribuire ad obbligare questi colossi ad adottare misure adeguate per la fruizione degli spettacoli a tutti, indipendentemente dalle condizioni o caratteristiche fisiche. Spero che questa situazione di distanziamento sociale durato mesi, possa mettere in risalto che in ottica di ripartenza è giusto pensare finalmente a tutti come pubblico e come clienti di questo settore uscito in ginocchio dalla crisi coronavirus.

Arena di Verona (con circa 15.000/20.000 posti) permette a sole 35 persone in carrozzina di accedere, previo l’invio di modulistica comprovante la reale situazione di persona con disabilità. Tutto l’iter è molto macchinoso, lungo e non immediato nelle risposte e nel conoscere la postazione in cui si seguirà lo spettacolo. Anche questo, a sua volta, è una forma di discriminazione, perché chiunque altro può comprare il biglietto online e capire subito se è andato tutto a buon fine. Spesso non si ricevono risposte, si ricevono in ritardo e bisogna fare giri immensi di e-mail, messaggi sui canali social o telefonate a vuoto. E davanti all’eventuale diniego non si capisce se è stata rispettata un’eventuale “coda”. La modalità di acquisto del biglietto è la prima corsa ad ostacoli di tutta la situazione e non determina la buona riuscita della visione del concerto o evento, anzi per loro la presenza di maxi-schermi dove vedere tutto il concerto è già indice di inclusione. “Con tutto il pubblico della platea in piedi, non solo non si vede il cantante sul palco, ma non si vede nemmeno sul maxi-schermo e quindi conviene risparmiare soldi, fegato e seguire il tutto gratis su YouTube, ma non scomodiamo l’inclusione, perché è il contrario”- continua Tomirotti. 

L’inizio della “fase 2” ci fa capire che nessuna mossa o strategia è scontata. Iniziare a prendere in considerazione il mondo della disabilità è prioritario per dare un segnale concreto a questa parte di società rimasta “a piedi” fin dal 1° giorno di pandemia. Servirebbe più incidenza del Ministero delle Pari opportunità, anche se non nego che dopo i vari decreti susseguiti in pandemia ho un vero e proprio rimpianto per un Ministero ad hoc per la disabilità, che non sia il frutto degli errori del passato fatto di figure incompetenti e senza la vera possibilità di portare a termine qualcosa di concreto. Un Ministero CON portafoglio, con un peso politico e decisionale nel momento dell’esecutivo, una figura che sappia essere da collante tra i vari Ministeri e rapportarsi territorialmente con le Regioni.
Non ci servono altri Fontana, non ci servono Pari opportunità che non sappiano dare risposte e si dimentichino per mesi di pronunciare la parola “disabilità”. È vero, non possiamo creare un capitolo a parte, in ottica di inclusione, ma questo silenzio è arrivato al capolinea ed è tempo di evitare tecnici nelle task force che non portano a niente, in favore di competenza, ascolto e concretezza.

Si decreti un iter omogeneo da far applicare a tutti gli organizzatori di eventi o luoghi che accolgono tali manifestazioni. Bisognerebbe tornare all’idea di creare queste “aree protette” sotto al palco, dove la sicurezza è maggiore per la presenza del personale di sicurezza. E vanno sensibilizzati i musicisti che non possono limitarsi ad essere puri esecutori, ma anche controllori del benessere di chi contribuisce a farli salire su quel palco”. 

La causa ai soggetti del parterre degli eventi musicali è il 2° esempio in pochi mesi, la 1° causa effettuata da Sofia Righetti (atleta paralimpica veronese) che ha già sostenuto la prima udienza nel tribunale di Verona per le medesime motivazioni, sarà sicuramente un modo per accendere i riflettori su un problema reale in materia di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità. 

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