Lampedusa: tutte le esperienze e le emozioni

Lampedusa, diario di una vacanza che si è trasformata in un viaggio per ritrovarsi

Sono tornata già da due settimane, ma è come se non avessi mai lasciato quell’isola magica. Lampedusa geograficamente, si trova più vicino alle coste nord africane rispetto a quelle siciliane. Sarà questa influenza, ma sento il mal d’Africa, il mal di Lampedusa, perché voglio tornarci.
Per raccontare una vacanza basta poco: qualche bella foto, qualche ricordo di serate sotto le stelle, ma per raccontare il Viaggio serve tempo, per far decantare e raccogliere tutte le emozioni vissute, filtrare i profumi che ti sono rimasti nel naso, accendere i colori di quella terra brulla e accarezzare il colore dorato della pelle che mi accompagna ancora oggi. Esce oggi il post sul blog, in un giorno particolare, il 3 ottobre, la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, sia a livello nazionale che Europeo, è l’anniversario di quel naufragio del 2013 in cui sono morti 368 esseri umani. Non farò di questo post né un manifesto politico, né un grido di battaglia, ma voglio sottolineare quello che Lampedusa non è: un cimitero per migranti, ma una speranza fatta di terra e braccia aperte dei cittadini.
Quest’estate non volevo partire per staccare, non volevo lasciare casa mia per andare a divertirmi, non ne sentivo il bisogno: sono investita da un’ondata di saggezza mixata a geriatria? può essere, ma non sento più la necessità di partire per fare ‘serata’, piuttosto sento il bisogno di non rimanere ferma e di voler conoscere nuovi luoghi per riempirmi gli occhi e lo spirito di nuove esperienze. Ho scelto Lampedusa perché rappresentava tutto questo: un’isola, 20 km quadrati di apparente niente che racchiude quel tutto che cercavo. Volevo calore, del sole, della gente, del mare, per scaldare idee e far nascere nuovi spunti in quella che è stata la settimana più bella di quest’anno.

Il mio viaggio è iniziato il 17 settembre, non a caso, in un periodo in cui l’isola inizia a svuotarsi dal turismo brulicante. Sono partita da Bologna con un diretto di Neos per Lampedusa, un viaggio lungo 90 minuti che ti fa attraversare l’intero continente, poi il mare, il blu, il colore predominante che ti fa e farà compagnia per tutti i giorni isolani. Atterri su questa briciola di terra piatta, dove predominano le sfumature di marrone, che galleggia in un mare talmente azzurro da non cogliere tutte le mille tonalità nemmeno dall’aereo.
Non aspettatevi un racconto tra cambi d’abito e abbinamento di fantasie o rossetto, a Lampedusa ho resettato me stessa. Fateci caso quando guardate il meteo in tv, si vede solo la punta ad estremo sud della Sicilia, come se Lampedusa non esistesse o non facesse parte dell’Italia, eppure esiste e forse questa percezione di terra di nessuno la rende così magica.

lampedusa

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Visitare Lampedusa è fare un’immersione nella natura, scoprire nuove calette e spiagge ogni giorno. E’ calpestare sabbia bianca come borotalco o rocce scivolose con fondali perfetti per ammirare pesci. Per il mio viaggio, Lampedusa mi ha accolta abbracciandomi, permettendomi di conoscerla come chiunque altro. Avevo più di una perplessità per le mie condizioni fisiche, di trovarmi arenata a guardare ogni giorno lo stesso orizzonte. Sbagliato! grazie al servizio della Misericordia, una onlus che si occupa tra le mille cose, anche di trasportare disabili, sono riuscita ad arrivare in luoghi impensabili per la mia carrozzina. Scelta azzeccata anche per l’hotel: l’Hotel Martello, perfetto per chi è in carrozzina.

Chi va a Lampedusa non può evitare di farsi un tuffo all’Isola dei conigli, la spiaggia più bella del mondo secondo TripAdvisor. Impraticabile, per me, raggiungerla via terra con una discesa impervia e bandita dallo sbarco via mare dalle imbarcazioni turistiche poiché, da 30 anni, è Riserva marina, grazie all’Area marina protetta in convenzione con la Misericordia, sono arrivata alla spiaggia col loro gommone, accolta da braccia forti di Legambiente (che presidiano la spiaggia perché area preferita per deporre uova delle tartarughe Caretta Caretta) che mi hanno fatto toccare terra senza bagnarmi e ho potuto immergermi in queste acque talmente trasparenti da sembrare irreali.
lampedusa

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Lampedusa si può visitare in una mattina, noleggiando un macchina o uno scooter. Da capo Ponente e Capo Grecale, i due lati estremi dell’isola, si attraversano paesaggi che cambiano ad ogni curva: a nord si trovano tutte le scogliere e le grotte, a sud tutte le spiagge e calette e come scenografia una pianura sconfinata brulla e rocciosa, quasi priva di vegetazione da fusto. Ci sono anche tante cose obbligatorie da assaggiare per gustare la cucina lampedusana: gli arancini di pesce che trovate in Via Roma, gli aperitivi al Bar dell’Amicizia o da Tunez dove i tramonti vi faranno innamorare e il fritto da Martorana, sempre in via Roma.
Il bello dell’isola è il mutare: del vento, dell’azzurro del mare, del paesaggio e dello scegliere quanto di bello portare a casa. Ogni giorno cambiavo spiaggia: da Cala Guitgia, a Cala Pisana, Cala Francese, per non farmi sfuggire nessun angolo e potervelo raccontare.
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Ho salutato Lampedusa ammirandola dal mare, navigandola e costeggiando quelle scogliere così tiepide di sole e di amore del suo popolo e ho avuto emozioni che mi hanno legata all’isola come una calamita, ho capito Omero che con Ulisse ha dimostrato lo stesso amore per la sua Itaca, perché casa è dove ti senti accettato, dove stai bene. E Lampedusa ora è anche un po’ casa mia, capisco chi sbarca, chi la vede come un tramite per qualcosa che si può solo immaginare, capisco che l’isola è un punto di partenza accogliente. Mi sono ritrovata a varcare la porta d’Europa, rendendomi conto di essere davvero nel punto più a sud del continente. Quest’isola è la terra promessa per i tanti che approdano, senza sapere che troveranno un’Europa non così accogliente e tanto assente.

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Andate a Lampedusa per chiedere scusa a questa terra marchiata ingiustamente, andate laggiù e poi tornate a casa con immagini, colori, profumi e sapori da raccontare. Quelli veri.

 

Una risposta

  1. Non posso fare a meno di leggere di Lampedusa perchè è uno di quei luoghi che ti rimangono per sempre addosso come un tatuaggio. La trovo splendida, cruda e accogliente nel suo nulla di così turistico. Però non si riesce a fare a meno di pensare a cosa simboleggia nella mente di ogni italiano degno di esserlo. Un luogo di vita e di morte, di salvezza o di fine per migliaia di persone. Lampedusa è un diamante nel mare che splende illuminando le speranze di chi ci arriva, che sia dall’Africa con nulla o dalle città italiane con i bagagli colorati. E’ un’isola incredibilmente vitale, piena di sole e di natura e sveglia tutti i sensi confondendoli di piacere. E’ un dimante luminosissimo e con sua bellezza illumina anche le anime di chi quasi quasi ci stava arrivando. Una volta non basta mai. Bisogna tornarci e poi tornarci ancora.

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