Pubblico la 1° lettera di questa rubrica che ho voluto qui sul mio sito per avere un filo diretto sempre più solido con voi che leggete.
Ciao Vale,come sempre mi fai pensare! L’altro giorno ero in bici sul naviglio e in prossimità di una salita (non lieve) un uomo in carrozzina si preparava a superarla in autonomia. L’impresa a me sembrava ardua e (a sua insaputa) mi sono fermata dietro di lui per poter intervenire nel caso qualcosa fosse andato storto … non volevo aiutarlo perché ho dedotto che quella salita la volesse superare da solo (o magari avrebbe apprezzato un aiuto, chi lo sa, mi rimarrà sempre il dubbio!). In sintesi, dopo due tentativi ce l’ha fatta, e io ho gioito dicendogli “Grandeee, ciao buona giornata!” … non sono riuscita a trattenermi! Forse avrei dovuto rispettarlo e proseguire la mia corsa senza esternare la stima che in quel momento ho sentito nei suoi confronti. Il tuo discorso sull’abilismo mi sta facendo pensare a quanto sia sottile il confine tra rispetto ed indifferenza!Come mi sarei dovuta comportare secondo te per non essere invadente? Dici che mi sto facendo troppe pippe mentali?
Sono curiosa di sapere cosa ne pensi.
Un abbraccio, E.
Cara E. grazie per avermi scritto portando in risalto un tema sul quale dibatto molto spesso anche sui social: l’abilismo.
L’abilismo descrive le persone definendole unicamente per la loro disabilità, ne attribuisce a priori certe caratteristiche, imprigionandole in stereotipi in cui risultano diverse e irrevocabilmente inferiori. Fatta questa premessa doverosa per imparare a famigliarizzare con questa parola, hai fatto bene a comportarti così senza invadere lo spazio vitale altrui. E’ molto importante riconoscere che si ha a che fare con una persona e che non sempre offrire il proprio aiuto è un gesto a fin di bene. Non per l’obiettivo finale, per carità, ma perché posso assicurarti che la conquista di una propria autonomia personale è impagabile. Sono certa che non si sarebbe messo volutamente in pericolo o avrebbe chiesto aiuto per superare l’ostacolo, nel caso ci fosse stato di bisogno.
Non confondiamoci sempre col ruolo di infermiere o super eroi e non sostituiamoci ad essi: la disabilità rimane una caratteristica della persona, un po’ come gli occhi castani, non come un ostacolo che ci pone in modo eroico anche solo per compiere gesti quotidiani.
Grazie E. per il tuo messaggio, perché come inizio di questa rubrica, mi hai dato la nota giusta per intonare il mood che troverete in questo “salotto” nelle settimane a venire: partiamo da un vostro messaggio di realtà e costruiamoci su un dialogo che porti senso al nostro pensiero.