Sono entrata anche io nel tunnel delle musica indie e chiedo perdono.
Da un po’ di tempo ascolto musica indie e il mio Spotify ormai grida “pietà”. Che genere è la musica indie? è quella che sta dando nuova linfa al panorama musicale italiano, suonando testi coraggiosi, veri e abbastanza innovativi rispetto al pop che le radio hanno sempre amato vomitarci in cuffia. I gruppi indie sono nati indipendenti, ora che sta diventando molto di moda, credo che la parte commerciale arriverà a rivendicare qualche diritto e rovinerà tutta la freschezza e fioriranno artisti che appassiranno in un giro di DO.
No, la musica indie non è quella dei “fattoni”, dei centri sociali, non è musica solo di sinistra, è musica e testi che raccontano uno spaccato di vita e anche i video musicali incanalano il pubblico verso questo messaggio: niente di ricercato, tutto molto basico, dalla location alla scelta dei protagonisti. Idem per la figa indie, una ragazza non adolescente, che ha passato l’età dei brufoli, ma non dell’apparecchio ai denti, veste con vestitini a fiorellini o colori pastello tendenti all’autunno, ha la riga sul mezzo ma non si piastra, si trucca con l’eye-liner e non esagera mai con il rossetto, tranne quando per fare la figa ci passa su la mano e se lo stende come fosse crema idratante. La figa indie ha la felpa e gira con lo zaino come il canguro col marsupio e ha la fascia sulle orecchie, anche a luglio. Sarà per selezionare le cazzate del mondo.
Ecco, io non sono nulla di tutto questo e della musica indie, più che il contorno, assimilo le parole. Però devo ammettere che una cosa è accaduta: ho iniziato a vestirmi con la camicia aperta di dubbia fantasie con sotto maglietta o canotta, quindi sono una figa indie di livello XS tendente al passaggio di livello in poco tempo.
Ho iniziato venerdì il percorso di next level. Al Link di Bologna al concerto di Cosmo. Data sold out del tour Cosmotronic, ho battezzato il momento live di questa passione. La location è fuori Bologna, il mood è molto da rave elettronico, l’aroma nell’aria è davvero vegetariano, in un attimo torno a 10 anni fa quando i live erano all’ordine del giorno di ogni weekend.
Sono seduta in carrozzina e vado ai concerti. Sono in carrozzina e ai live mi butto nella mischia e ballo. Sì sì ballo, sudo, mi diverto quasi più di quelli che pensano di farcela, comprese le fighe indie. Non ho paura della folla e sto bene solo quando i bassi delle casse prendono a schiaffi i battiti del mio cuore e risuonano nello stomaco.
Ai concerti indie, i disabili non stanno in gabbia, in disparte a non vedere niente, si muovono e ritmano in mezzo a gli altri. La musica indie include, l’equazione non fa una piega. Sabato sono stata battezzata da Cosmo, alias Marco Jacopo Bianchi, è un ragazzo di Ivrea della mia età che non fa musica indie. E allora fin qui ho scritto sotto effetto di qualche sostanza? No, lui fa musica clubbing, vabbè che ci creda un po’ troppo iniziando a rinnegare un filone piuttosto che un altro è un altro discorso che non affronterò qui oggi, lasciamogli mettere l’etichetta che vuole e preoccupiamoci di ascoltarlo con le orecchie chiudendo gli occhi. Per me sono stati 90 minuti di musica al punto giusto, suonata da uno che sa subire le influenze musicali extra Italia e sa tradurle anche per chi, come me, ha questa passione da poco tempo.
Se non guarisco dalla mania indie, che indie non è, il 13 aprile vi porto con me al concerto degli Zen Circus, all’Estragon di Bologna.
See you later.