Vorrei scrivere un post su quanto sia stupido eclissarsi per tutto il mese di agosto, ma con la consapevolezza dell’importanza del riposo come diritto.
Non riesco a scrivere un out of office credibile, forse perché non riesco effettivamente mai a chiudere per ferie, soprattutto da quando sono freelance. Certo, sono scelte, ma al momento mi fa stare bene e non è un giudizio attorno a me. La p.iva è gioie e dolori di una nuova pagina della mia vita che mi ha dato respiro in un momento lavorativo di oppressione e violenza in cui ho assaggiato (e in parte continuo) l’amaro gusto del mobbing in un altro regime lavorativo che, nonostante tutto, ho bisogno di mantenere come scialuppa di salvataggio sgangherata. Il lavoro è sempre stato al centro della mia vita, non perché non abbia altro di lodevole, perché mi dà quel senso di movimento neuronale che mi manca col mio fisico, lo devo ammettere.

Quindi no, non riesco ad interrompere questa terapia stacanovista, forse avrei bisogno di quella canonica per capire se tutto ciò nasconde un motivo diverso del mio non riuscire a fermarmi, ma adesso non voglio indagarmi oltre. In questo periodo sono “solo” rispettosa di una condizione, uno status e forse un privilegio, che mi fa svegliare ogni mattina meno schifata dal mondo, costruendo qualcosa. Non ne faccio una questione economica, sarebbe troppo facile, è davvero molto altro, di poco materiale.
Nel mese di agosto, dove tutti e tutto si prendono una “lunga” pausa, ci sono io che giro come una trottola come fosse già settembre. Agosto come obbligo di stop non mi è mai piaciuto: tutto si ferma, ma è anche vero che tutto si affolla, rumore che si somma a caos che ti fa apprezzare poco o niente di ciò che vedi o ciò che vivi (a meno che tu non abbia la fortuna di trasferirti in un eremo). Eppure qui funziona così: “ne riparliamo a settembre!”, come stile di vita, ma non per me e nemmeno per il mio cervello che va in affanno da relax. Chi fa il contrario di me non è diverso, sono solo scelte diverse.
IL LAVORO AL CENTRO
Call dove compaiono più sorrisi, è vero. Tempi che magicamente si allungano come semina rispettosa di qualcosa che inizierà a sbocciare in autunno, ma anche incontri dove il cervello a velocità più adeguata riesce meglio ad incasellare già gli aspetti più concreti di cosa può trasformarsi da parole e fatti. Faccio tutto questo in giro, mi piacciono i bar accoglienti che mi rendono pubblico del movimento sociale di una città. Mi piacciono i giardini chiassosi di cicale e piccioni che dicono cose con quei suoni che mi rimandano a non far volare altrove i miei pensieri. La mia macchina che mi fa quasi tele-trasportare nelle situazioni: Trieste, Milano, Roma, ma anche Modena o il Lago di Garda, a diffondere parole, a lasciare traccia di idee su blocchi pieni di righe e quadretti che tengono in piedi le giornate. La carrozzina che non è più solo il mezzo, ma anche il luogo, la succursale del mio ufficio, dove appendo sempre più cose come fosse un albero di Natale che mi rimanda sempre più autonomia più tangibile. Anche i dettagli sono cambiati, arredo il mio modo e ambiente di lavoro con scelte che mi permettono di farcela da sola: a trasportare cose, a prendere appunti, ad avere tutto comodo.
ARREDO IL MIO LAVORO ITINERANTE
L’essenziale per farcela e avere tutto sotto mano. Due regole basiche che mi hanno portato a fare delle scelte di metodo e di arredo personale. Una borsa per le cose personali sempre alla tracolla, uno zaino per lavoro che posso appendere alla carrozzina, fine.

La borsa alla tracolla (io utilizzo quasi sempre una camera bag) per avere le mani libere per la guida, che contiene porta documenti, chiavi dell’auto, fazzoletti, telefono. Deve essere una borsa leggera di costruzione, così da non darmi fastidio la tracolla. In questo periodo sto usando il modello iconico di Coccinelle, BEAT SOFT, misura small.
Mentre il comparto lavoro: ero indecisa tra la classica borsa o lo zaino ed ha vinto il 2° per la comodità di appenderlo ai manici della carrozzina e non avere altro peso addosso da dover gestire. Piquadro mi ha regalato il modello per contenere il mio Air da 14″ e l’iPad che ha una struttura già leggera da vuoto.
Ho trovato il mio equilibrio per essere più autonoma anche in questi casi.
