Parlo e ascolto chi popola il mondo della disabilità. Ne faccio parte e prendo parola con idee e progetti migliorativi della condizione di molti di noi. Il distanziamento sociale ha accentuato certe lacune che il Governo pare non saper gestire e si arriva al punto di ignorare persino la Convenzione ONU sui Diritti per le persone con disabilità, che viene maltrattata, dimenticata e usata come carta straccia da troppo tempo. Le cose che dovrebbero cambiare passano attraverso un cambio di rotta del pensiero comune che vede al centro il denaro cash da destinare alle persone direttamente e non alla costruzione di un servizio idoneo per tutti. Facendo così si affida alla libera amministrazione di ciascuno e si crea il divario e l’affanno emergenziale.
Lo Stato ha destinato 30 miliardi di euro al mondo della disabilità, un importo non trascurabile, che non viene indirizzato in maniera coerente a favore di una vera inclusione sociale e in linea con le esigenze necessarie alla conduzione di una vita autonoma. Rispetto all’Europa ci differenziamo in maniera negativa per la forma con cui gli investimenti vengono messi a disposizione.
Più di una volta, non senza polemiche contro, ho affermato il mio rimpianto di non avere un Ministero della disabilità riabilitato, capace e orientato a creare una rete di servizi, in cui una vera task force di settore possa evitare il federalismo dannoso che stiamo attraversando su questo argomento. Spesso i servizi, gli eventi o le novità passano in silenzio perché non esiste una comunicazione organizzata dedita all’utilità di informare e districare i grandi nodi che si trasformano in blocchi e ulteriori limiti d’efficacia.
Nulla è più rimandabile da un punto di vista politico per rendere concreti i bisogni delle persone con disabilità e che questo distanziamento sociale ha messo ancora più in risalto. L’Associazione Luca Coscioni porta avanti richieste indispensabili per non ricadere più nell’immobilismo di questi mesi covid19: “Bisogna agire per dare piena accessibilità digitale di tutti i servizi pubblici con equiparazione della firma digitale a quella autografa, anche in ambito di partecipazione democratica; introduzione di un ‘superbonus del 110%’ per equiparare gli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici a quelli degli altri sgravi previsti. Sarebbero misure urgenti per garantire a milioni di persone di essere liberate da limiti infrastrutturali che discriminano maggiormente una persona con disabilità”.
Serve un testo unico che metta in rete i bisogni, le misure, i benefici e interventi per specifici ambiti. Le persone con disabilità hanno bisogno di vivere in un mondo trasparente e accessibile. Sono invitata a partecipare sempre più spesso ad eventi o convegni che mi permettono di addentrarmi sempre ancora maggiormente nel mondo della disabilità, come attivista e ieri, nel Convegno organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, “No barriere, in ogni senso”. Ho scoperto che in altri paesi come l’Inghilterra esiste il ‘calcolatore dei benefici possibili’ che consente di individuare i servizi di welfare disponibili caso per caso, così da orientarsi nella jungla di iniziative spesso sconosciute ai più. Infine occorre varare anche uno strumento di valutazione delle politiche a favore delle disabilità, dei parametri da raggiungere pena la non acquisizione dei fondi previsti. La Convenzione ONU prevede queste misure ed è una legge assunta dieci anni fa dal Parlamento italiano, basterebbe fare un’analisi di coerenza tra quei principi e le normative attuali per individuare il gap, spero esistente solo per questione di ignoranza.
Dal Convegno è emerso un utile documento rivolto alle Istituzioni che chiede di:
1) Istituire registri regionali (già esistenti in Lazio e Lombardia) da collegare a uno nazionale, per monitorare l’applicazione della legge sui Piani di eliminazione delle barriere architettoniche da parte dei Comuni affinché l’adozione degli stessi divenga requisito necessario per l’accesso ai finanziamenti pubblici per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
2) Evitare che le tipologie di ausili contenuti nel “Nomenclatore tariffario” destinate ai bisogni più delicati e complessi delle persone siano acquistate e fornite senza adeguate gare d’appalto come previsto dalla nuova normativa;
3) Adottare una legge sull’assistenza sessuale, già presentata in Parlamento in altre Legislature, che consenta anche alle persone con gravi disabilità di poter vivere una dimensione fisica e psicologica relativa alla loro sfera sessuale oggi di fatto proibita;
4) Prevedere un modello di gestione unica per tutto quanto attiene alla disabilità e le attività e gli interventi sociosanitari integrati di cui al DPCM 12.1.2017 (nuovi LEA) con il fine di includere – secondo la metodologia del budget di salute – le diverse misure di parte sociale e sanitaria previste dalle norme per il sostegno all’autonomia, la vita indipendente, la domiciliarità delle cure per le persone con disabilità fisica e psichica, attraverso uno strumento informativo completo e di facile comprensione per la massima conoscenza e fruizione dei cittadini.
Anche questa volta le richieste sono state fatte, ora serve solo qualcuno di competenza che le sappia attuare.