La Romagna non può essere solo divertimento, mare e locali notturni. Durante il mio weekend all’Hotel San Salvador di Igea Marina, ho potuto assaporare tutte le prelibatezze di questa terra. Il blogtour aveva proprio questo obiettivo: un percorso all’insegna del gusto delle tradizioni locali.
Il 2° giorno del tour è stato caratterizzato dalla visita al Mulino Sapignoli di Poggio Torriana. Un mulino recentemente restaurato, sede museale dell’arte molitoria, regala l’emozione di vederlo perfettamente funzionante. Documenta quanto fosse importante questo territorio per i Malatesta, quale riserva della loro potenza economica e nello specifico come granaio della Signoria. Nei secoli passati il mulino non era solo un luogo dove si macinava il grano, ma anche un luogo d’incontro e di socializzazione: un luogo attorno al quale ruotava la vita di tutta la comunità con le sue tradizioni, le credenze e i suoi rituali. In tutta la tradizione molitoria europea, ed anche in quella romagnola e Poggio Torrianese, si tramanda che spesso di notte, quando il mulino era a riposo, le macine si mettevano in movimento da sole e si credeva fossero azionate dai folletti che macinavano il grano per sé e per le fate. Inoltre, un po’ ovunque, il mugnaio era considerato persona poco raccomandabile e di cui non ci si doveva fidare; a questo proposito la tradizione popolare ha tramandato molti canti, ballate e storielle che raccomandano alle donne di non andare dal mugnaio. Il viaggio nelle sale espositive è un vero e proprio salto nel passato: si scopre come il grano veniva macinato fino alla metà del secolo scorso, come l’acqua riusciva a muovere le pesanti macine, come viveva il mugnaio con la sua famiglia, e quale importante ruolo svolgessero i mulini in una valle come quella del Marecchia che in passato ne contava ben 165.
Il mulino si è trasformato in location perfetta per un vero momento ‘food’, ospitando realtà produttrici locali di vino, miele, confetture e formaggio. Insieme alle mie compagne d’avventura abbiamo degustato un Sangiovese Superiore di Palazzo Astolfi, del succo di Ciliegia della Collina degli Ulivi, il formaggio gessato di Bruno, conosciuto come Formaggio nella Roccia (tipologia Fossa)e il miele di Montebello di Torriana.
Innamorate del formaggio degustato, lasciato il mulino, abbiamo raggiunto Bruno presso il suo castello, luogo perfetto anche per ospitare cerimonie: il Castello Marcosanti. L’antico castello medioevale, fortificato dai Malatesta alla fine del XIII secolo, vanta una storia suggestiva, avendo accolto importanti ed illustri famiglie italiane (i Malatesta, i Della Rovere, i Doria, i Montefeltro, i Gonzaga, i Medici e gli Albani) ed avendo visto stringere alleanze e suggellare matrimoni solenni tra i più potenti casati dell’epoca, protetta dalle sue mura centenarie.
Un passaggio a Santarcangelo di Romagna è stata la conclusione perfetta per una mattinata ricca di tradizioni.
Nel pomeriggio siamo stati dallo chef e allevatore Roberto Giorgetti che ci ha fatto conoscere il galletto di razza romagnola, una razza che stava quasi per estinguersi, ora in corsa per diventare presidio slow food. Oltre ai galli, galline e tacchini, Roberto alleva nsieme ai polli dagli incredibili colori alleva le more romagnole, una razza suina autoctona di dimensioni incredibili che assomiglia alla cinta senese.
Rimanendo sempre all’aria aperta, abbiamo visitato il mega orto e giardino di Stefano e Federico (i proprietari dell’Hotel San Salvador) dove tra ciliegie, fave, ortaggi vari, abbiamo raccolto le erbe di campo che sono servite come ripieno delle piadine preparate da noi in hotel.
Presto l’ultima puntata di quello che è stato un blog tour ricco di sorprese, voglio lasciarvi testimonianza di una Romagna che nessuno si aspetta.