Un altro [d]anno è nato!

“Sono diventata mamma!” è una frase che non mi sentirete mai pronunciare nel modo classico che ogni donna pensa, anche se oggi posso fare un’eccezione.

Sono diventata mamma di 408 gr di carta, parole ed inchiostro: dal 26 marzo in tutte le librerie è arrivata la mia 1° fatica letteraria, è uscito “Un altro [d]anno”, edito da Mondadori.


E’ rosa ma non per forza è femmina, però racconta un mondo femminile, una vita, la mia in 240 pagine lunghe 36 anni. E’ un libro che ho voluto scrivere in un momento particolare di ciò che sono diventata, un momento maturo, proprio come quando decidi di mettere al mondo un’altra vita. E io l’ho fatto. Ho partorito la mia vita che ora è diventata di tutti. Non credo centrino gli ormoni, ma lo scombussolamento emotivo è tanto: nell’idea, nella gestazione e nella luce in fondo al tunnel. Ho deciso di scriverlo quando sono riuscita a riempire tutte le caselle bianche del mio cruciverba che risponde al nome di Valentina Tomirotti. Ho deciso di scriverlo perché, forse, ne avevo bisogno per dimostrare a me stessa che le parole hanno il potere curativo di aggiustare gli strappi, deporre le armi e calmare le acque che siamo bravissimi a montarci addosso come un’impalcatura, più che armatura. Andava scritto così, tutto d’un fiato, anche in modo lacerante o a tratti buffo perché del mondo della disabilità si conosce sempre una tonalità monocorda, che non è la mia. 

E così saltando come Mary Poppins nei quadri nel parco, vi prendo per mano nel raccontarvi la mia vita, fermandoci a far merenda sugli argomenti che mi stanno più a cuore. 

“Un altro [d]anno” è un calendario di parole, non un vademecum per salvare. Non sono un’eroina, il mantello non lo indosso nemmeno a Carnevale, è solo un contenitore, una finestra aperta sulla mia vita. Ho fatto talmente tante cose in 36 anni che se non le mettevo nero su bianco rischiavo di dimenticarne qualcuna. 

Mi piace giocare con i “perché” della vita e senza troppo filosofeggiare vi dico i primi 3 che mi passano per la testa:
– “Perché ho scritto questo libro?” perché ero in dovere verso me stessa, una sorta di ringraziamento per non aver perso le retta via in mille vicende e perché su queste pagine ne esce una Valentina diversa rispetto a quella che conoscete. 

– “Perché ho usato la parola “danno”?” perché non ho mai avuto dubbi di esserlo, un problema con una soluzione non a portata di mano, ma tuttavia risolvibile. Mi piace trasformare ogni danno in un dono e in questa cosa sono davvero magica.

– “Perché dovreste comprarlo?” perché credo che accogliere e conoscere la vita di un’altra persona che ha deciso di aprirsi, in qualche modo, porta sempre un arricchimento di noi stessi e perché prometto di farvi ridere tanto.

Vorrei che queste pagine arrivassero il più lontano possibile: a chi mi vuole bene, a chi ha voglia di conoscermi, nelle scuole per affrontare temi sociali, ovunque ci sia la volontà di guardare “oltre”, che rimarrà sempre la mia meta preferita. Ho già programmato qualche presentazione [trovate il calendario qui], ma sicuramente riuscirò ad aggiungere altre città. Chi ha voglia di avere questo “danno” a portata di mano, mi scriva.

Ci vediamo venerdì 29 marzo alle ore 21.00 alla libreria IBS-Il Libraccio di Mantova, con me ci saranno Veronica Benini e Lucia Del Pasqua con il reading di Silvia Gandolfi.

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