La bellezza di far pace con qualcosa che ti piace davvero? Non si litiga solo con le persone. Non si divorzia solo dagli affetti. Io avevo rinnegato Venezia, perché non potevo viverla in libertà. Il nostro astio durava da quasi dieci anni, quando visitandola ho capito che non era fatta per chi si muove su ruote. Il tempo passa, l’amore non diminuisce, anzi, ci si mette pure la testardaggine di volerci ritornare e pace è stata fatta. Ora Venezia ha iniziato un cammino verso il mondo dell’accessibilità per chi è disabile, che merita di essere raccontato.
Con l’hashtag ufficiale #PepyInVenice, vi ho portato con me pubblicando tantissime foto e tweet relativi al mio weekend di settembre in laguna. Un live che vi ha permesso di capire come basta poco per iniziare un percorso di apertura mentale verso l’abbattimento di barriere architettoniche e non solo, ma quanto è complicato arrivare a capire che è la strada giusta per affermare la propria bellezza di città davvero per tutti, che tutto il mondo ci invidia.
Venezia è più agevole, ma ci tengo a dirvi che non ero sola in questo viaggio, accompagnata da un’amica è stato tutto più semplice.
Raggiunta Venezia in treno (per la cronaca: io parto sempre dalla stazione di Verona, visto che quella di Mantova non garantisce il servizio disabili per agevolare la salita e la discesa dal treno, ma questo è un altro capitolo. Brutto.) si cambia subito registro: spariscono strade e auto in favore di canali, calle e vaporetti,gondole e motoscafi. Tutto un altro modo di vivere la città, ma munite di tutto il materiale presente sul sito di Venezia città per tutti abbiamo raggiunto l’hotel Cà Nigra Lagoon Resort che ci ha ospitate per i 3 giorni in laguna. Un hotel in autentico stile veneziano, che seduce gli amanti del bello con pezzi da collezione e vista mozzafiato sul canale più romantico del mondo, il Canal Grande. L’hotel è accessibile e si raggiunge facilmente dalla fermata del vaporetto Riva di Biasio. La nostra mini-suite era perfetta anche per chi è in carrozzina. Qui è iniziata subito la prima esperienza con l’adrenalina che mi sprizzava da tutti i pori. L’hotel, infatti dispone di una cavana (una sorta di garage per le imbarcazioni personali) dove ho preso il motoscafo che ci ha accompagnate alla Regata storica (qui potete vedere il video dell’ardua impresa). Sì, avete letto bene: sono salita su un motoscafo con la mia carrozzina, come fosse la cosa più semplice di questo mondo, anche più velocemente di quanto ci metto a sedermi in macchina. Grazie al servizio di Sanitrans, Venezia dispone di alcuni motoscafi muniti di pedana proprio per compiere servizi di trasporto per chi ha difficoltà a deambulare.
Arrivate in Cà Foscari, in tribuna d’onore, per seguire l’edizione 2016 della Regata Storica, abbiamo visto sfilare e gareggiare sul Canal Grande imbarcazioni storiche con figuranti in costume, gondole e imbarcazioni delle associazioni remiere di voga alla veneta, fino all’avvincente regata dei gondolini a due remi. Il giorno dopo ci siamo date all’arte del XX° secolo, raggiungendo il Museo di Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni in zona Accademia. Per facilitare l’arrivo al museo, la Collezione Peggy Guggenheim aderisce al progetto Venice Art for All che sfrutta il periodo in cui le rampe sui ponti posate per la Venice Marathon rimangono allestite. Il museo può così essere raggiunto senza problemi, fino ad arrivare a punta della Dogana. Si può accedere al museo grazie a piattafome elevatrici: una dà accesso al giardino, una dà accesso all’entrata del palazzo abitato da Peggy Guggenheim dove è esposta la collezione permanente del museo e una dà accesso alla caffetteria del museo e alla mostra temporanea. Il museo espone la collezione personale di Peggy Guggenheim, che comprende capolavori del Cubismo, Futurismo, Pittura Metafisica, Astrattismo europeo, scultura d’avanguardia, Surrealismo ed Espressionismo Astratto americano, di alcuni dei più grandi artisti del XX secolo. Tra questi Picasso, Braque, Duchamp, Léger, Brancusi, de Chirico e Kandinsky.
Lasciato il museo, abbiamo raggiunto a piedi punta della dogana per prendere il vaporetto che ci ha portate al lido, location della 73° Mostra del cinema di Venezia. Arrivate al lido si ha nuovamente la parvenza di essere uscite dalla favola veneziana, tornano strade e auto, ma vieni immersa in una nuova realtà: tra red carpet e cinema respiri un’aria in 16:9.
Ultimo giorno dedicato interamente a Burano dove abbiamo incontrato Sebastiamo, admin della pagina FB di isoladiburano.it che ci ha accompagnate in un tour tra le vie di questa isola di Venezia famosa per le sue case colorate e il suo merletto. Ciò che colpisce di Burano è la sua atmosfera variopinta che si riflette nelle acque verdi dei canali, dal campanile storto, dalla sua tranquillità e dalla calma con cui le anziane signore ricamano l’originale merletto buranello con il loro tombolo mentre, tra di loro, ridono e chiacchierano nei campielli. Sembra di essere in un mondo a parte dove le tradizioni sono ancora vive, dove la gente si conosce e dialoga come ai vecchi tempi.
I colori delle case, che oggi sono diventati la caratteristica principale dell’isola, una volta servivano a delimitare le proprietà. Esiste tuttavia una “leggenda”, la quale narra che erano i pescatori a dipingere la propria casa, al fine di riconoscerla da lontano durante i lunghi periodi di assenza dovuti alla pesca. I colori delle case non sono casuali ma vengono decisi su studi cromatici e richieste al comune.
Quante cose viste e vissute in 3 giorni, macinato chilometri e respirato in pieno l’atmosfera di questa città. Da ogni viaggio (lungo o corto che sia) porto a casa sempre qualcosa: questa volta ho portato con me un esempio di città che vorrei venisse presa a modello da tutti quelle che vengono reputate accessibili, riempiendosi la bocca di concorsi internazionali sulla mobilità, ma che in verità non sono accessibili nemmeno sulla carta e per i propri cittadini.