Mi avevano detto che era impossibile non aver visitato Torino per 32 anni, infatti ho aspettato di compiere i 33 e li ho festeggiati proprio lì, nella capitale Sabauda.
Novembre è il mio mese, il 16 il giorno del mio compleanno e per l’equazione perfetta di regalarsi qualcosa di bello per se stesse, quest’anno mi sono regalata un’intera città. Torino merita davvero il passaparola di bellezza architettonica e non solo, che si è conquistata attraversando varie epoche storiche d’oro e non. Abbandonata Mantova per 4 giorni, il Piemonte mi accolto a braccia aperte. Qui è dove vi racconto in velocità tutto quello visto, vissuto e portato a casa, è dove parleranno le foto, perché Torino va decantata piano, va raccontata a puntate, per non perdere niente. Questo weekend lungo l’ho programmato diverso dalle solite ‘gite’, se Torino doveva farmi innamorare, dove farlo non vincendo a tavolino. Ho voluto visitare luoghi caratteristici ma non soliti, ho visto i punti cardine della città, ma non solo a livello storico-artistico.

Ho preferito viaggiare in auto, nella mia concezione di ex capitale d’Italia, le distanze dovevano essere enormi da praticare a piedi, sbagliato. Forse grazie alla scelta perfetta di alloggiare al Best Western Hotel Genova vicino a Porta Nuova, ho potuto abbandonare la macchina e girovagare a piedi. Lasciati i bagagli e ho subito inaugurato la cartina turistica, tuffandomi nella movida torinese. In questi giorni ho avuto una guida d’eccezione, la mia storica amica Ulderica, blogger di Hermy & Mom, torinese doc. Prima cena all’NH collection di Piazza Carlina, ho subito assaggiato qualcosa di tipico: gli agnolotti tradizionali torinesi con sugo d’arrosto, innaffiati con dell’ottimo barbera.
Il giorno successivo, domenica, è iniziato il tour vero e proprio, destinazione la Reggia di Venaria Reale, dove grazie ad un’ottima guida, ci siamo tuffate nella storia di quelle stanze, che hanno ospitato re, regine, principi e conti animatori della storia che abbiamo studiato a scuola. Complice un meteo suggestivo, la reggia era avvolta nella nebbia, sembrava la scenografia perfetta di un film d’epoca: tipo Downton Abbey. Qualche km fuori città, Venaria merita di essere visitata ancora prima del centro storico di Torino, un palazzo di grande importanza storica, un giardino imponente e curato che mi ha fatto subito ricordare il Palazzo di Schönbrunn, l’attrattiva più amata di Vienna. Non mi sono limitata a visitare la Reggia, non ho rinunciato nemmeno alla visita della mostra di Raffaello. Il fulcro della mostra è costituito da un nucleo di celebri capolavori di Raffaello, che evocano il racconto della sua prodigiosa carriera artistica, le persone che ha conosciuto, le diverse città dove ha vissuto.

Domenica sera si è avverato un mio piccolo sogno: visitare “La Stampa”, sarà deformazione professionale, ma visitare una redazione nel momento più concitato della chiusura del numero del lunedì, seguire passo passo dai menabò fino alle rotative con lo stampaggio e tenere in mano la prima copia che ancora nessuno ha visto, è un’emozione poco descrivibile a parole. “La Stampa” è uno dei quotidiani più vecchi del nostro Paese, il museo annesso alla redazione, ospita tutti i cimeli fin dai primi numeri, la nuova redazione di forma circolare è sinonimo di interazione perfetta per ottenere gli ottimi articoli che leggiamo sulle pagine ogni giorno. La visita si è conclusa alle rotative, dove a notte inoltrata, il giornale diventa realtà, non solo La Stampa, lì a Torino prende forma “Il Secolo XIX” di Genova e “La Gazzetta dello Sport” (non vi nascondo che vedere una bobina alta quanto una persona, di carta rosa, ha svegliato il mio essere pink lady). L’odore della carta, dell’inchiostro, i rumori delle rotative, i rulli che trasportano il giornale fino all’imballaggio, ti fanno capire quanto è riduttiva l’idea che abbiamo del giornale, che semplicemente leggiamo e gettiamo ogni giorno.
Il lunedì è stato il compleanno, un lunedì speso tra gli auguri, le telefonate, ma non ho perso nemmeno un minuto della lunga giornata. Al mattino di corsa al Museo del Cinema ospitato nella Mole. Una scoperta incredibile perché di fatto non è un museo, ma un percorso sensoriale con una presentazione spettacolare, che investe il visitatore di continui e inattesi stimoli visivi e uditivi, proprio come capita quando si assiste alla proiezione di un film capace di coinvolgere ed emozionare. Il museo sarà uno dei protagonisti delle prossime puntate, non voglio svelarvi tutto d’un fiato. Calato il sipario sulla Mole, sono letteralmente fuggita allo Juventus stadio. E’ impossibile, anche per chi non ama il calcio, non visitare e rimanere incantati da questo mondo bianco/nero. Lo stadio è praticamente una città che vive tutto l’anno, anche quando il pallone non entra in rete. E poi il museo annesso ti fa capire come lo sport del calcio è, prima di tutto, una vera fede.
Finale di festeggiamenti con la cena al Ristorante de “Il Circolo dei Lettori”, situato nelle sale storiche caratterizzate dalla galleria di ritratti di artisti piemontesi e da dipinti giocosi, dove abbiamo assaggiato un menù di specialità della tradizione piemontese, reinterpretate in maniera leggera dallo chef Stefano Santi.
Tempo scaduto e il mio cocchio-triride si è trasformato in zucca, il martedì direzione Mantova, ma prima giusto il tempo di una sosta all’Outlet di Serravalle Scrivia, che ospita tutte le griffe più modaiole (Miu Miu e Prada mi hanno ringraziata!).
Torino, comunque è una città bella per viverci, anche se Fassino dovrebbe curarla di più, in fondo è un gioiellino che ha fatto storia, non merita di essere così sporca e poco curata, non solo a livello urbano. La città dovrebbe essere più accessibile per tutti, tolti qualche esempio di pregio, Torino è dura da gestire per chi vive su quattro ruote, per non parlare di molti tassisti poco inclini all’altruismo, ma sempre pronti a dire NO a caricare una carrozzina.
Tornerò a visitarla, ho tralasciato tante cose, ma volevo vivere una visita meno da turista blasonata e più fai da te, sempre col naso all’insù.
Un sacco di altre foto le trovate sul mio profilo Facebook: qui.
Una risposta